Don Antonio Rossi, in sua memoria…

Uomo semplice, dall’animo Buono e dal Cuore Grande.

 

Lunedì 6 luglio 2020, al tramonto del sole, terminava la sua vita terrena don Antonio Rossi, fondatore e primo presidente dell’Associazione Chiese dell’Est onlus.

Ho conosciuto don Antonio nel 2004, ero appena arrivato nella parrocchia di San Paolo come parroco. Subito mi ha voluto bene e io ne ho voluto a lui.

Mi piaceva sentire raccontare come era nata l’’Associazione di cui era presidente, ci metteva passione e ti trasmetteva questa passione. Amava la vita, era un entusiasta! Quando intuiva che una cosa era giusta non lo fermava più nessuno. Molto intelligente e geniale, era anche un uomo semplice e per questo ti metteva a tuo agio.

Era aperto alle novità, era curioso nel senso nobile del termine, amava informarsi sulle persone e sulle situazioni e dove vedeva un bisogno si faceva in quattro per soddisfarlo.

Da lui ho imparato tanto, innanzi tutto l’amore  per Dio, che si manifestava nell’amore per la preghiera che ha portato avanti fin quasi gli ultimi giorni: liturgia delle ore, visita a Gesù, S. Rosario, S. Messa quotidiana … e spesso mi diceva: “…ti raccomando non trascurare mai la preghiera, è lì che trovi la forza!”.

L’ amore per Dio in lui ha assunto la forma della carità verso il prossimo, in modo particolare per le Chiese dell’est Europa, penso in modo particolare alla Romania che ha visitato più volte e che è stata beneficata con tante opere: aiuto alle mense Caritas, alle case famiglia, adozioni a distanza, a tante situazioni di povertà. E poi ancora aiuto a seminari, monasteri, ai preti anziani, ecc.

Era un grande prete e soprattutto un grande uomo.

Quando a causa dell’età si è accorto di non riuscire più a guidare l’Associazione, con grande umiltà si è messo in disparte, dandomi fiducia e accompagnando con la preghiera il mio e il lavoro del Consiglio.

Ai primi di giugno don Antonio ha iniziato a sentirsi stanco, non aveva più la forza di alzarsi e ha cominciato a non più magiare.

Ha ricevuto lucidamente il Sacramento dell’Unzione dei malati e dopo pochi giorni accompagnato dalla preghiera di chi lo ha assistito si è serenamente spento.

Caro don Antonio, mio maestro di vita, cercherò di mettere in pratica quanto mi hai insegnato con le parole e con la vita.

Buon Viaggio verso la Casa del Padre! Grazie al Buon Dio che ci ha fatto incontrare e grazie a te per avermi insegnato ad amare i poveri.

Dal paradiso continua a vegliare su tutti noi.

 

 

 

Don Alfredo Savoldi
Presidente dell’associazione Chiese dell’est onlus

La testimonianza di Alberto Pasini

Don Antonio Rossi è deceduto nella tarda serata di lunedì 6 Luglio 2020. Come amico e collaboratore sono chiamato a scrivere un ricordo di questo uomo così speciale e di questo Sacerdote così autentico. Sono presidente dell’Associazione Famiglie e Solidarietà e questa associazione è nata su stimolo e intuizione di don Antonio per dare sostegno ai bambini orfani e abbandonati della Romania tramite una casa-famiglia che porta il nome della sua mamma, Margherita.

Don Antonio sente fin da bambino una vocazione genuina per il sacerdozio e viene mandato in collegio. Lascia la famiglia e il suo ambiente di campagna per iniziare un cammino che lo porterà a fondere umanità e spiritualità in modo straordinario. Spesso l’ho sentito raccontare degli anni giovanili trascorsi in collegio e in seminario dove si trovò sempre bene. Si poteva anche cogliere nei suoi racconti la nostalgia di allora per la famiglia, per la mamma e lo sforzo per adempiere gli studi in un ambiente ed un conte- sto che a quei tempi era assai severo.

Viene mandato a Lovere come curato e poi parroco per un breve periodo a Costa di Gargnano per poi approdare a Fenili Belasi dove resterà per ben 21 anni, dal 1966 al 1987. Il suo dinamismo e la sua energia lo portano ad attivare un numero incredibile di iniziative, fra le quali merita di essere menzionata l’idea di poter offrire alle giovani coppie una casa con costi e modalità di pagamento accessibili. Da qui nascerà poi il Villaggio Paolo VI° tutt’ora abitato da famiglie che altro non sono se non le giovani coppie di quegli anni. Nel 1986 ha un infarto che per poco non lo porta alla morte. Un anno dopo, in conseguenza di ciò, si ritira a Cremezzano di San Paolo vicino alla mamma Margherita.

La sua mente non sta ferma e decide di fare un viaggio nei Paesi dell’Est per vedere con i propri occhi il danno inferto alla fede da una ideologia totalitaria e atea. Il suo interesse è meramente culturale ma quando torna continua a pensare di essere come il sacerdote o il levita che vedono l’uomo bastonato nel fosso e passano oltre. Decide che lui vuole essere come il Samaritano che invece gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, lo portò in una locanda e si prese cura di lui. Da vita all’Associazione Chiese dell’Est. Inizialmente per sostenere il clero, che dal regime era stato spogliato di tutto, ma via via occupandosi dei bambini, degli anziani, dei poveri e dei diseredati. Negli anni questa Associazione costruirà chiese, case di riposo, ospedali, monasteri, lavanderie sociali, asili, case per i poveri, case-famiglia, sosterrà migliaia di seminaristi, bambini abbandonati e orfani accolti nelle famiglie adottive, congregazioni, parrocchie, Caritas locali e …. come elencare tutto??? Come ringraziare tutti i benefattori che han fatto si che questo accadesse??

Capisce che gli anni si accumulano sulle sue spalle e comincia a pensare a chi può custodire tante opere buone e continuare a farne d’altre, proseguendo la sua opera. Prega incessantemente affinché il Signore gli suggerisca la persona giusta. Chiede a Don Alfredo Savoldi, già parroco di San Paolo e ora Vicario Episcopale, di assumere la presidenza dell’Associazione, gli dona la sua stima, la sua fiducia e il suo affetto fraterno. Si ritira sempre di più nella preghiera.

In Don Antonio ho conosciuto un uomo di Dio. Non aveva fronzoli e a volte era diretto in modo disarmante ma aveva i tratti di un vero servo di Dio, e solo di Dio. Era un uomo ed un Sacerdote col quale potevi metterti a nudo nella tua umanità per essere poi rivestito da una spiritualità vera e … “senza zuccheri aggiunti”. Sembrava non temere i vizi, gli errori e le debolezze delle persone quasi riconoscendoli come una base sulla quale bisogna duramente lavorare per forgiare qualcosa di resistente e affidabile. Sapeva riconoscere il potenziale umano nella misura della compassione che una persona è in grado di esprimere. Era distaccato da ogni bene e comodità materiale. Sapeva che solo Dio conosce davvero il cuore di un uomo. Si è speso in una immane fatica per essere vicino al popolo di Dio. Non dimenticava mai che la vera felicità è nascosta nel sentirsi amati, amati totalmente, senza riserve, senza implacabile giudizio e con la preziosa misericordia del Padre Celeste. Pregava il Crocefisso come la sola e vera testimonianza di amore.

Scriveva Edmund Burke, filosofo e statista irlandese del 1700, che “perché il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all’azione” … sicuramente don Antonio Rossi non ha mai rinunciato, nemmeno per un attimo. In Paradiso gli dovranno spiegare che la sua “buona battaglia” è finita e che ora può stare tranquillo.

Grazie Don Antonio!

 

Alberto Pasini

 

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